UNA PARATA DI LAMPADE ACCESE

UNA PARATA DI LAMPADE ACCESE

UNA PARATA DI LAMPADE ACCESE

OMELIA NELLA SANTA MESSA DI DOMENICA 31 DICEMBRE ALLE ORE 18.30

Una parata di 365 lampade accese, schierate qui, davanti all’altare.
Voglio immaginarmelo così il 2023. Come se ogni giornata, in questa sera di fine anno, dovesse rendere conto di sé al cospetto di Dio. E al cospetto nostro. “Vediamo, 22 settembre che luce hai generato nelle ventiquattro ore che ti sono state consegnate e messe a disposizione? Perché, in fondo, ogni giorno che spunta è una promessa di benedizione, ogni giorno che nasce dovrebbe rilucere della presenza di Dio e dell’operosità buona e intelligente dell’uomo. E ci sono giorni che sembrerebbero aver tradito questa promessa, giorni in cui ombre lunghe si sono addossate sulla storia e sulla nostra coscienza. Come il 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas a Israele, o l’11 novembre, nel quale ha trovato la morte Giulia, o il mese di maggio, quando per due volte il centro Italia è finito in ginocchio sotto i colpi dell’alluvione, e ancora, il 26 febbraio che fa registrare la tragedia dei migranti a Cutro, con quasi cento morti.
Giomi presi quasi senza sforzo dal calendario che stiamo per mandare agli archivi. Giomi che non hanno rispettato la consegna, verrebbe da dire. E poi ci sarebbero da aggiungere quelle giornate in cui a livello personale qualcuno di noi ha ricevuto un dolore: la scomparsa di una persona cara, una delusione profonda in famiglia o sul lavoro.
Che voglia di cancellarli, quei giorni. Eppure, li abbiamo appoggiati tutti qui, tutti e 365, senza distinzioni, nessuno escluso. Perché? Perché sono convinto che anche in quei giorni, da qualche parte, magari in modo invisibile e misterioso, una luce si sarà inesorabilmente accesa: un gesto di carità profonda in mezzo alla violenza, una richiesta di perdono sincera, una nuova alleanza che prima non esisteva, una provocazione per la coscienza di qualcuno, uno sguardo fiducioso rivolto a Dio, … Perché i giorni non sono oscuri o luminosi solo in base a quello che accade, solo in base agli accidenti della storia. I giorni sono oscuri o luminosi in base a come l’uomo li abita. In base a come l’uomo tenta di diffondere la luce quando è abbondante e a come tenta di combattere l’oscurità quando è prevaricante. Abbiamo cercato di illuminare i giorni più oscuri, almeno con il bagliore di una preghiera?
Questi ceri accesi vorrebbero essere una risposta semplice e netta: si! Si, lo abbiamo fatto. Si, c’è qualcuno che si è preso questa responsabilità. Si, c’è sempre qualcuno che in un momento di oscurità sa cosa fare: è poco o nulla, ma la fiammella tremolante del cero acceso è il modo più immediato per elevare al Signore Dio la preghiera più antica, quella del credente, quella che troviamo fin dalle prime pagine della Scrittura: “Ricordati…”; “So che non ti dimentichi, ma oggi ho proprio bisogno di saperlo, ho proprio bisogno di dirtelo nel modo più diretto: ricordati di noi, Signore.
Queste candele, schierate qui davanti all’altare, sono vere. Non solo perché sono fatte di cera e bruciano per davvero e si consumano. Ma anche perché sono veramente quelle che qualcuno di voi ha acceso durante quest’anno e che mi sono permesso di spegnere in anticipo per custodirle in vista di questa sera. Idealmente, la preghiera di qualcuno di voi, senza che lo sappia, è arrivata fino a qui per compiersi in questo Te Deum, a nome di tutti. Perché la preghiera è sempre un sentiero misterioso, che non sappiamo bene sin dove arrivi e quali regioni attraversi. Di sicuro, è più grande di noi e delle nostre intenzioni. E il Signore Dio sempre sa cosa farsene. E mi sembra soprattutto un consistente motivo di lode e di ringraziamento prendere coscienza di come ogni giorno del 2023, dal più piovoso al più afoso, abbia sempre visto qualche fedele entrare nella nostra chiesa, soffermarsi qualche minuto in preghiera e lasciare un cero acceso.
Io non so prevedere il futuro e neppure ci provo. Però è abbastanza facile immaginare, senza fare terrorismo, che in un tempo non troppo lontano non sarà più possibile garantire nella nostra chiesa parrocchiale la Santa Messa feriale quotidiana. Ma di sicuro sarà necessario garantire che la chiesa rimanga aperta tutti i giorni per un numero considerevole di ore. Una chiesa aperta, la nostra chiesa aperta, è una lampada che arde per l’intero quartiere, una boccata d’ossigeno per il cuore di chi crede e chissà forse anche per il cuore di chi non crede.
Ecco che, in una serata come questa, è mio vivo desiderio consegnare al Signore Dio, a nome di tutta la comunità, la gratitudine per coloro che questa chiesa la custodiscono, la animano, la evangelizzano, la pensano, la abitano con il proprio servizio competente, fedele e appassionato.
Tra queste luci, che raffigurano i giorni del 2023, lasciate però che ne indichi qualcuna che ha – a mio giudizio – particolarmente ravvivato e rallegrato il cammino della nostra Parrocchia. E parto, senza alcun dubbio, con la serata di sabato 27 maggio scorso quando, durante la Veglia di Pentecoste, tutti gli operatori pastorali della nostra comunità hanno ricevuto, rinnovato o riconsegnato il mandato del proprio servizio, in un gesto che desideriamo venga ripetuto ogni anno, per collocarci senza esitazioni sotto la guida dello Spirito Santo.
Desidero poi fare memoria grata davanti a Dio delle giornate luminose in cui abbiamo celebrato il cinquantesimo anniversario della dedicazione della chiesa parrocchiale: la presenza dei sacerdoti, delle ausiliarie, dei fedeli ha reso visibile quel cammino ininterrotto che siamo chiamati a rilanciare di continuo, senza tentennamenti.
Lampade accese con frutto mi sono sembrate anche le giornate in cui ci siamo incontrati per il nostro percorso di formazione sulla liturgia e sul valore del nostro celebrare. L’impressione è che non siano solo fiammate del momento, ma luci che mantengono intensità, tracciando un cammino.

Ci sono poi i giorni luminosi in cui abbiamo celebrato i sacramenti: 13 battesimi, 23 cresime, 20 prime comunioni. Numeri che appaiono certamente esigui, ma che proprio per questo richiedono una cura scrupolosa perché il fuoco venga acceso e venga mantenuto vivo.
Abbiamo celebrato, poi, 79 funerali. Annunciando, ogni volta, la verità definitiva: la vittoria della luce sulle tenebre; accendendo, ogni volta, il grande cero pasquale, fiamma che alimenta la nostra fede e da cui simbolicamente attingiamo ogni volta che preghiamo, ogni volta che celebriamo, ogni volta che viviamo la nostra fede e la nostra carità.
Lasciate infine che renda grazie a Dio e a voi per la giornata di giugno nella quale abbiamo celebrato il XXV anniversario di sacerdozio mio e di don Roberto e il XXV anniversario di consacrazione religiosa di Silvia. Una giornata nella quale abbiamo sperimentato una buona misura di olio versato nelle nostre lampade, perché possano ardere sempre di più, a beneficio di tutti.

Al termine della Santa Messa e della successiva adorazione eucaristica, queste candele verranno spente. La sapienza che ci insegna a contare i giorni sa anche suggerirci che occorre lasciarseli alle spalle. E sa indicarci la strada per entrare con fiducia in un nuovo anno, il 2024, anno della conclusione del Sinodo della Chiesa Universale, anno del rinnovo del Consiglio Pastorale per la nostra Parrocchia e per tutte le Parrocchie della diocesi di Milano, anno in cui l’edificio della chiesa sarà interessato da alcuni lavori di manutenzione. Avremo modo di aggiornarvi.
Di sicuro sappiamo che, anche per l’anno nuovo, il nostro compito è ben chiaro: tenere acceso il fuoco della comunione e della missione dentro la Chiesa e dentro il mondo.

 

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