VIENE NELLA NOSTRA STORIA – Il segno dell’altare nel tempo di Avvento
In questo tempo di avvento vogliamo lasciarci provocare dal tema della preghiera.
L’attesa che contraddistingue le sei settimane viene scandita dal susseguirsi delle candele di cui l’ultima di colore rosa indica la fine del cammino con l’apparire dell’aurora che discende per rischiarare le tenebre. È lo Spirito che, dentro ad un grembo di donna, si fa carne visibile.
Sotto la candela rosa troviamo il rotolo della legge, perché il Verbo che si fa carne è quella stessa Parola che si è manifestata nella Scrittura come promessa e benedizione per l’uomo. La Parola giace su un cielo notturno puntellato di stelle. È il firmamento che richiama la presenza di Dio creatore, che è sì mistero ma mistero che si rivela: per amore dell’uomo si fa Verbo-Parola, si fa carne… perché l’uomo non resti solo…
La clessidra posta tra la candela rosa ed il rotolo ci ricorda che il Dio-che-viene entra nel kronos della nostra storia, nelle ore e nei minuti di cui è fatta la nostra quotidianità; abbandona l’eternità del firmamento per farsi “tempo”…
Una lanterna posta più in basso sembra osservare la scena da lontano. Al suo interno una candela con una piccola luce… una candela simile alle altre e simile a quella rosa… La lanterna siamo noi davanti al mistero di Dio che si rivela. Ci sentiamo così lontani da Lui, così diversi, a volte persino estranei, tanto da non riconoscerci più come Sue creature… eppure siamo fatti a Sua somiglianza, a Sua immagine… dentro di noi è impressa la Sua stessa forma, è presente come fiammella la luce della Sua grazia. Di Lui abbiamo bisogno perché da Lui veniamo e solo con Lui troviamo la nostra più vera corrispondenza: siamo stati creati per stare dentro una relazione d’amore.
Cos’è allora la preghiera? Anzitutto stupore per questo mistero che si abbassa e ci abbraccia e ci restituisce la nostra identità di creature o meglio di figli amati. È accorgersi che questo Dio che viene c’entra con me, mi riguarda perché mi scopro simile a Lui e lo scopro simile a me. Allora potrò prestare orecchio alla voce della Parola, al Verbo che mi parla… allora potrò imparare ad ascoltare e scoprire che Dio non solo mi è simile ma è anche altro e ha qualcosa di unico da dirmi.
Così, piano piano, entrerò in relazione con Lui in un dialogo particolare che solo si può avere in quella “stanza” nascosta che è la punta del nostro cuore … là dove è la nostra vera bellezza e dove solo può esserci un’esperienza d’intimità… allora e solo allora cominceremo a pregare…