Il segno della Natività sull’altare

Il segno della Natività sull’altare

Il tempo dell’attesa conduce alla luce… il calendario d’avvento ha scandito i giorni di questa lunga attesa proiettandoci verso la luce…e una grande luce è stata anche l’immagine che, posta sotto l’altare, abbiamo avuto davanti agli occhi nelle ultime sei settimane… Ci aspettavamo dunque qualcosa di “magnificente” e invece nel presepe troviamo la luce di un piccolo fuocherello e di una lanterna che indirizzano il nostro sguardo verso una grezza mangiatoia che accoglie un bambino in fasce. Dice il profeta Isaia “poiché un bambino è nato per noi; ci è stato dato un figlio”….(Is.9,5)… al popolo che attendeva la salvezza è stato donato un bambino, ma non un neonato qualunque, bensi un FIGLIO. La luce dunque è questo bambino che in realtà è figlio dell’uomo, perché ne assume la condizione nella carne, ma anche figlio di Dio perché da Lui generato… e “a quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio”. (Gv 1,12). Diventare figli di Dio attraverso il bambino Gesù, è il vero dono del Natale. Non si può tuttavia essere figli di Dio se non ci accettiamo nella nostra condizione di uomini che è una condizione di fragilità. Per questo nel presepe quest’anno abbiamo voluto sottolineare la “fragilità” che caratterizza l’umano: la precarietà delle nostre vite (la tenda nel deserto), la povertà di tanti fratelli (la paglia, il piccolo fuoco), la necessità di avere accanto relazioni buone (i personaggi del presepe), la speranza di tante persone in fuga dalle guerre e dalla miseria (la lanterna dalla luce verde rimanda al gesto di ospitalità di molte famiglie polacche che vivono al confine tra Bielorussia e Polonia. Gli abitanti lasciano alla finestra delle case una luce verde per indicare ai migranti al gelo oltre il filo spinato della frontiera – senza poter tornare indietro ma nemmeno proseguire – che in quelle abitazioni potranno trovare un rifugio sicuro per la notte, un pasto caldo e una persona amica.) Questa condizione di “fragilità” che per noi a volte è ostacolo, tanto da farci affannare di continuo per trovare sicurezza e stabilità, è invece amata da Dio al punto da “metterci dentro” Suo Figlio… grazie a quell’amore, la nostra umanità è riscattata per quello che è ed elevata a condizione divina… Non dobbiamo quindi avere più paura di mostrarci fragili e di essere ciò che siamo perché Dio per primo ci ha amato e ci ama proprio per questo, nobilitandoci in virtù del Suo amore. Tale è la “buona novella” che vogliamo custodire in questo Natale.

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