UN’IDEA PRENDE FORMA – Seconda puntata

UN’IDEA PRENDE FORMA – Seconda puntata

In questo mese di giugno proponiamo a puntate qualche appunto storico circa la costruzione della nostra chiesa parrocchiale, in previsione della festa di san Giovanni Battista del prossimo 23 giugno, ma soprattutto in preparazione alle celebrazioni del 50° anniversario della sua consacrazione, da vivere nel mese di ottobre. I testi sono tratti dal libro “Dalla fede, le opere” di Domenico Vescia. Chi ne desiderasse una copia, può farne richiesta a don Carlo.

Per ben due anni e mezzo furono solo le pratiche burocratiche a camminare, e neppure tanto velocemente. Finalmente, nella metà del mese di marzo del 1970, giunse l’annuncio che tutti gli atti formali e le previste concessioni erano ormai pronte. Fu cosi possibile posare la prima pietra.
Don Giuseppe indisse immediatamente un’assemblea parrocchiale, dall’emblematico titolo: “La nuova chiesa: impegno per un rinnovamento parrocchiale”. Dopo il Parroco, che illustrò ancora una volta le ragioni pastorali alla base della costruzione, prese la parola l’ingegner Paleari, che espose i criteri guida della progettazione e rispose alle numerose domande degli intervenuti, soffermandosi soprattutto sulla capienza dell’edificio – circa mille persone – e sull’ubicazione dei locali polivalenti annessi alla chiesa, quali sale di catechismo, saloni, archivio.
Per far fronte ai sempre crescenti bisogni economico che il futuro avrebbe riservato furono prese due decisioni, per la verità abbastanza modeste: ogni fedele avrebbe offerto la somma di 100 lire ad ogni messa domenicale e, per l’imminente Festa di San Giovanni sarebbe stata preparata una ricca lotteria.
La domenica 19 aprile avvenne la posa della prima pietra, ricavata – come tradizione nelle parrocchie ambrosiane – dal Duomo di Milano, a significare l’intima unione di ogni chiesa particolare con la Cattedrale e con l’Arcivescovo che in essa proclama il suo magistero.
Fu mons. Teresio Ferraroni, già Prevosto di Sesto e, nel frattempo, divenuto Vescovo Ausiliare, a presiedere la cerimonia. La pergamena, tradizionalmente inserita nella pietra, recò la seguente dicitura: In questo giorno 19 aprile 1970, essendo Sommo Pontefice Paolo VI ed Arcivescovo Giovanni Card. Colombo, il Vescovo Ausiliare Mons. Teresio Ferraroni ha benedetto questa prima pietra, ricavata dal Duomo di Milano e posta a fondamento di questo Sacro Tempio dedicato a San Giovanni Battista Patrono della Città di Sesto San Giovanni, invocando sui fedeli tutti le benedizioni del Signore per intercessione di Maria, Madre della Chiesa. Posata la prima pietra, i lavori iniziarono immediatamente e procedettero con una certa celerità, tanto che, nel numero di ottobre del bollettino parrocchiale, don Giuseppe poté pubblicare la foto che attestava un buon grado di avanzamento dei lavori.
Tuttavia, ciò che è importante sottolineare di quel bollettino è un dato, che il Parroco annunciò con rilevanza: la parrocchia, a quel momento composta da 8000 anime, sarebbe salita a 11.000 nel giro di pochi mesi. Per fortuna – continuò don Giuseppe con entusiasmo – sta crescendo anche la chiesa parrocchiale, il cui seminterrato, destinato all’Oratorio, è meraviglioso!
Arrivò immediatamente anche la richiesta di aiuto: L’importo dello stato di avanzamento dei lavori è di circa 37 milioni. Abbiamo incominciato a pagarli…
Siccome i parrocchiani di San Giovanni Battista sono intelligenti, e “a buoni intenditori, poche parole”: collaboriamo tutti, nessuno escluso.
Il 25 aprile del 1971, poco più di anno dopo la posa della prima pietra, avvenne la consacrazione delle tre campane, collocate sopra il “tiburio” sovrastante l’altare maggiore. Le campane furono dedicate a S. Francesco d’Assisi, al Sacro Cuore e a sant’Ambrogio, la prima, al Crocifisso e a Maria Assunta la seconda e, l’ultima, al Crocifisso e a San Giuseppe.
Significative le invocazione che su ognuna, secondo la tradizione, furono incise: Psallam nomini tuo, Domine (canterò al tuo nome, o Signore), fu scolpito sul primo bronzo; Regina Coeli, Mater nostra, ora pro nobis (Regina del cielo, Madre nostra, prega per noi), venne inciso sul secondo, mentre l’ultimo fu segnato con un’invocazione al Santo titolare del Parroco: Fac nos innocuam Joseph decorrere vitam (Fa’, o san Giuseppe, che trascorriamo una vita senza colpa).

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